lunedì 18 aprile 2011

Strategie ambientali: VAS, VIA , VINCA, AIA. Importanza, criticità e responsabilità.

Alberto Di Mulo_Pubblicato in Kore PHD Review 



Ai pianificatori di “nuova generazione” sono richieste vision sempre più innovative e strategiche che garantiscano e rispettino quello che, a varie interpretazioni, viene definito “sviluppo sostenibile”. Inoltre, il diritto all’ambiente, alla salute e alla tutela, è sancito dalla costituzione italiana e trova la sua massima espressione nelle direttive comunitarie recepite dai vari strumenti normativi che dialogano e condizionano significativamente le scelte pianificatorie e progettuali a vari livelli. I “nuovi attrezzi” del valutatore-pianificatore sono la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), la Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) e l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Non si può non prendere atto della complessità di redazione degli studi ambientali-strategici, che partono dal presupposto che occorre una co-scienza intesa non solo come concorso di scienze, oltre che di tecniche, necessarie per studiare il problema trasformazione e/o conservazione dell’ambiente con metodo scientifico e approccio olistico ma come coscienza morale che permetta di scommettere sul domani e portare avanti la mission della salvaguardia del creato cercando di mantenere quanto più prossimo all’unità il rapporto sviluppo economico-protezione ambientale. Nello specifico, nell’ambito della presente memoria si vuole dare un contributo mediante una descrizione sintetica e concisa degli strumenti di tutela ambientale evidenziandone eventuali possibili criticità e interpretazioni nell’applicazione delle procedure tentando di mettere in risalto il complesso sistema che sta dietro la definizione di “strategia ambientale” e dei fattori che la influenzano a larga scala, la maggior parte delle volte non di carattere prettamente tecnico.






Il concetto di strategia


Gli strumenti di tutela ambientale di cui si servono le autorità, i valutatori, i progettisti, gli educatori partono da visioni e politiche strategiche in campo ambientale il più delle volte mirate: alla diminuzione dell’inquinamento, a produrre e consumare forme di energia “pulita”, alla previsione-prevenzione delle varie ipotesi di rischio, a garantire un certo livello qualitativo della vita, a individuare le peculiarità di un territorio e permetterne l’espressione in maniera sana e produttiva ma soprattutto in maniera strategica. Per partire dalla genesi del termine che ci indirizzerà verso quanto esplicitato, occorre sviscerare quanto più il termine strategia. Il termine “strategico” ha varie sfaccettature e possibili definizioni. E’ stato introdotto in termini militari in cui si individuano la pianificazione tattica (di breve periodo) e quella strategica (di lungo periodo). Secondo Sun Tzu, generale Cinese, a cui è stato attribuito un trattato di strategia militare, “la guerra e il Tao dell’inganno”, in un passo recita: «la strategia è il compito principale delle organizzazioni, in situazioni di vita o di morte è il tao della sopravvivenza o dell’estinzione». Henderson in merito alla strategia scrive: «la strategia è la ricerca cosciente e deliberata di un piano di azione che porterà a sviluppare un vantaggio competitivo e quindi a rafforzarlo». Per alcune aziende questa ricerca è un processo iterativo, che prende inizio da un’attenta analisi della situazione di partenza (dove siamo, cosa abbiamo in mano). L’obiettivo secondo Henderson è quello di allargare l’ampiezza del nostro vantaggio, e questo può avvenire solo a spese di qualcun altro”. Il concetto di strategia dialoga molto bene anche con il marketing: «processo sociale e manageriale diretto a soddisfare bisogni ed esigenze attraverso processi di creazione e scambio di prodotti e valori» (Giancarlo Pallavicini, 1959). Il modello di Ashride attenzionato da Campbell prevede quattro elementi definitori della mission intesa come strategica. Scopo: 1) imprese con lo scopo di creare valore per gli stockholder, 2) imprese con lo scopo di soddisfare le attese di tutti gli stakeolder, 3) imprese con ideali che vanno al di la delle visioni opportunistiche di stochholder e stakeholder; valori: non sono altro che i principi morali e i convincimenti che stanno dietro la mission; politiche comportamentali: scopo e strategia sono concetti vuoti se non vengono tradotti in azioni, in politiche e norme di comportamento che aiutino le persone a decidere cosa fare giorno per giorno. Quindi, le pietre miliari del marketing, possono essere intercalati in un concetto riguardante la strategia di un piano o programma a vari livelli (mondiale, continentale, nazionale, regionale, comunale). In quest’ottica l’obiettivo è stato portato a termine se gli utenti finali, nel caso territoriale la maggior parte dei cittadini, sono soddisfatti delle scelte di piano ritenendole arricchenti per il territorio sotto diversi punti di vista (ambientale, finanziario, culturale, storico, ecc.). Strategia è anche il concetto di Total Cost of Ownership (TCO) introdotto da Gartner nel 1987, avente come idea il calcolo di tutti i costi del ciclo di vita di un’apparecchiatura informatica per l’acquisto, l’installazione, la gestione, la manutenzione e lo smantellamento. Approccio che oggi è stato recepito e portato avanti a livello nazionale da varie strutture universitarie [1] che si occupano di analisi del ciclo di vita di infrastrutture in termini di marketing ambientale e strategie ambientali. L’analisi SWOT è uno strumento strategico utilizzato per valutare i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce di un piano o progetto in cui ci si prefigge un obiettivo. Il protocollo di Kyoto, ad esempio, ha fissato degli obiettivi (20/20/20)[2] che vengono fuori da una strategia ben precisa di salvaguardia ambientale. La strategia territoriale ha anche, e soprattutto, un suo fondamento nella politica: « l'arte della politica consiste proprio nel fare delle scelte» (Giorgio Napolitano). Quindi nel campo delle strategie sostenibili olisticamente applicate al concetto di pianificazione e valutazione ci troviamo di fronte un filo conduttore che a piccoli cocci e talvolta in maniera paradossale si riconduce, non in maniera esaustiva, ai concetti precedentemente citati.


Procedure di valutazioni ambientali



Le procedure ambientali introdotte in ambito nazionale con il recepimento delle direttive comunitarie trovano la sua massima espressione nelle politiche strategiche ambientali. La VIA, introdotta per alcune tipologie di progetti, con il DPCM n. 377/88 prende inizio con lo studio di impatto ambientale a vari livelli di progettazione (preliminare, definitivo ed esecutivo) che redige il soggetto proponente dell’opera. La procedura si conclude con un parere motivato da parte dell’autorità competente in materia ambientale. La VINCA introdotta per i progetti che ricadono nelle aree della Rete Natura 2000; in ambito nazionale, viene disciplinata dall’art. 6 del DPR 120/03 che ha sostituito l’art. 5 del DPR 357/97che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva “Habitat”. Nello specifico è una particolare procedura di valutazione preventiva, riferita alla biodiversità per la quale i siti in questione sono stati individuati. Lo studio di incidenza ambientale (S.Inc.A.), rappresenta quindi uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti di interventi che, vanno collocati in un contesto ecologico di pregio e dinamico. La VAS rispetto alle precedenti procedure ha in più il termine strategico. Il termine strategico, fa si che la VAS inglobi le altre procedure e si posiziona ad un livello gerarchico superiore in quanto nella valutazione si considererà la cumulata degli impatti oltre che una serie di variabili di carattere socio-economico-culturale anche con le introdotte consultazioni, pareri motivati, l’informazione sulla decisione ed il monitoraggio. L’AIA è il provvedimento rilasciato dalla commissione istruttoria IPPC che autorizza l’esercizio di un impianto industriale o di parte di esso a determinate condizioni che devono garantire che l’impianto sia conforme ai requisiti del decreto legislativo n. 59/05 nel rispetto delle linee guida per l’individuazione e l’utilizzo delle migliori tecniche con disponibili.



Criticità, soggettività e responsabilità




Fino a qualche anno fa vi era un profondo scollamento tra progetto, studio di impatto e valutazione di compatibilità ambientale infatti gli studi erano commissionati a posteriori della redazione del progetto quindi risultava essere un semplice elaborato da aggiungere agli altri per consentire l’approvazione del progetto. Si è constatato che prevalevano i contenuti qualitativi a scapito di contenuti quantitativi. Oggi, la sensibilità a riguardo dei problemi ambientali è cambiata, infatti gli studi di compatibilità quasi sempre sono commissionati in concomitanza al progetto con la possibilità di dialogo e tenendo conto della trasparenza e la comunicabilità dell’intero processo anche ad un pubblico non tecnico. L'analisi benefici-costi, intesa non solo in termini monetari, con i suoi complessi problemi di contabilizzazione dei fatti ambientali, l'analisi a molti criteri, con tutti i suoi margini di incertezza costituiscono davvero, se correttamente e sistematicamente applicati, un avanzamento della procedura poiché contribuirebbero a ridurre il margine di arbitrio, comunque connesso ad una valutazione sintetica di aspetti tra loro difficilmente commensurabili (Corriere in “impatto ambientale delle infrastrutture di trasporto”, 2008). In presenza di obiettivi o interessi conflittuali, e, di conseguenza, di soggettività nella valutazione ci troviamo di fronte a una decisione finale che non può essere altro che una decisione politica, in quanto risulta impossibile risolvere un conflitto d'interessi attraverso un procedimento puramente tecnico. Dal punto di vista tecnico, inoltre non si può non constatare che le valutazioni necessitano di procedure quanto più quantitative a fronte di quelle qualitative che precisino e computino le compensazioni, ovvero di quegli elementi del bilancio ambientale che dovrebbero compensare l'inevitabile perdita di valori ambientali connesse alla realizzazione delle opere. Quindi ha una forte valenza la responsabilità dei programmatori, la cogenza del contenuto dei Piani, la serietà delle analisi e degli strumenti di valutazione nonché la responsabilità dei soggetti valutatori e la vigilanza-monitoraggio di quanto prescritto.







Note:

[1] Francesca Cappellaro e Simona Scalbi: “Mappature nazionale dei gruppi e delle attività nel campo dell’analisi del ciclo di vita (LCA)” Anno 2010. [2] Pacchetto clima-energia volto conseguire gli obiettivi che l'UE si è fissata per il 2020 ovvero: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili. Il pacchetto comprende anche provvedimenti sul sistema di scambio di quote di emissione, e sui limiti alle emissioni delle automobili.

1 commento:

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