lunedì 29 aprile 2019

Il ripristino delle condizioni e dei principi minimi vitali delle lavorazioni professionali e scientifiche.

Alberto Di Mulo

Abstract 

Le case dei saperi, così definite fino a qualche decennio fa, con l'evoluzione tecnologica, il progresso scientifico-amministrativo, hanno sempre più necessità di fusioni, ampliamenti, demolizioni e nonché di qualche ristrutturazione. Tali cantieri e le relative lavorazioni metaforiche, partono dal presupposto che la componente formazione, informazione e addestramento in tutti i suoi aspetti sia componente prioritaria come anche prioritaria è il potenziamento delle automatizzazioni e standardizzazioni dei servizi e delle lavorazioni procedurali anche in forma algoritmica.
Tale evoluzione, di fatto, richiede sempre più risorse intellettuali a servizio del miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza del processo produttivo dei servizi a fronte di una diminuzione delle prestazioni lavorative ordinarie a scapito della loro ripetitività, che nella filiera del servizio offerto, probabilmente risentono della necessità di macchine operatrici pubblico-private in veste di “Global-service”.
Quindi, se da un lato c'è necessità di comprendere bene il contenitore, dall'altro c'è necessità di ripensare il contenuto con una visione moderna multidisciplinare che permetta di dare maggiore autorevolezza ai nuovi contenitori della scienza a servizio della tecnica.
Probabilmente in questo frangente in attesa di trovare la soluzione che meglio si addice alle buone pratiche di gestione di comunità, in cui ogni singolo cittadino svolge una mansione utile al miglioramento della qualità della propria vita e del complesso sistema, finalizzate alla centralizzazione e all'automatizzazione o alla disgregazione e alla singolarità delle prestazioni, oggi come non mai, si pone il tema di sviscerare alcune visioni di carattere filosofico ma centrali alla tecnica e alla scienza per la risoluzione della problematica posta, nonchè, la visione antropocentrica, ovvero quella visione dove al centro vi è l'uomo e la visione ecocentrica, ovvero quella visione in cui la natura ha valore nel suo insieme più che in ogni singola parte.
Partendo da questi elementi, senza nessuna pretesa di essere l'unica strada percorribile per uno sviluppo ordinato e coordinato del sistema paese, si vuole fornire una visione nuova di metodo e di merito da applicare alle case del sapere, quindi alla formazione dei futuri scienziati, e agli operatori-utenti-utilizzatori. I primi rappresentano la forza lavoro “attiva” continua e dinamica per la formazione del metodo e delle innovazioni mentre i secondi rappresentano la forza lavoro “passiva” delle innovazioni in un processo che potrebbe essere pensato anche in maniera ciclo-evolutivo. 

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