venerdì 9 febbraio 2018

Sulle valutazioni delle politiche ad indirizzo tecnico scientifico.

Alberto Di Mulo

Premesse
La definizione di politica individuata dalle parti attive di un territorio non è molto chiara e soprattutto non è chiaro alla maggior parte dei cittadini l'interesse e il fine che dovrebbe perseguire, nonostante è ormai assodata la definizione comune di servizio, ovvero interesse generale, modalità di governo, governo degli stili di vita privata e pubblica. Ai più resta la definizione, probabilmente superata, di distributore di risorse e di soggetto a cui rivolgersi per trovare una collocazione lavorativa. 
Considerando, che di fatto uno dei motivi per cui la maggior parte dei cittadini si sentono motivati dalla partecipazione alla cosa pubblica, è proprio l'utilità e il vantaggio che risulta dalla partecipazione e questo può espletarsi attraverso il soddisfacimento di un ideale, un progetto sistemico a scale territoriali differenti e/o bisogni privato-pubblico che in alcuni casi sfociano gerarchicamente in amore, soldi, potere da/per e verso i territori/o.
Anche se, alcune volte si assiste a governi a sfondo tecnico una determinata scelta decisionale è pur sempre una scelta ideologica, che nella realtà può variare e assumere connotazioni diverse in base ai contesti. 
Pertanto il detto comune, che le scelte non sono ideologiche, rischia di far cadere in errore la massa inducendo il pensiero politico nella non sussistenza di una correlazione tra scelta tecnica e ideologica, soprattutto quando il tempo e la voglia di mettersi in gioco, dopo magari un periodo di percezione di profonda crisi istituzionale morale e sistemica, innescano la miccia vincente che si traduce culturalmente in risanamento e/o demolizione e/o ricostruzione.
In quasi tutti i contesti territoriali e di conseguenza per la gran parte dei processi di sviluppo di un'area più o meno vasta a seconda di logiche di aggregazione basate appunto su ideologie, ceto sociale, livello culturale, convinzioni, motivazioni e soprattutto di interesse a stare assieme partecipando, le risorse rappresentano appunto il come realizzare i “desideri”, che di fatto sono funzione di diritti/doveri/consuetudini che in realtà non risultano totalmente uguali per tutti.
Quindi se è vero che le risorse, rappresentano il come realizzare il miglioramento della qualità della vita attraverso il miglioramento dei servizi programmati e pensati in termini esecutivi dimostrandone, a chi ideologicamente la pensa in maniera diversa tralasciando i fenomeni induttivi di circostanza, l'utilità di realizzare qualcosa di materiale e/o immateriale rispetto ad un'altra ovvero la priorità assoluta, è anche vero che l'attuazione senza un alto livello culturale-etico di formazione, informazione e addestramento e di condivisione di tutte le parti fa si che, qualora non soddisfatto, faccia ripresentare il problema in una funzione ciclica nota a tutti che riconduce allo slogan “cambiamo tutto per non cambiare niente”.
Se di fatto, competenza e sussidiarietà territoriale nonché successiva ricaduta in termini di beneficio, dovrebbero essere i cardini per la distribuzione delle risorse, le leve su cui agire per tale distribuzione non possono che non essere numerini di derivazione tecnica-scientifica di cui si dovrebbero servire i decisori per giustificare e rendere credibile la propria azione sui territori in maniera da rendere misurabile il risultato raggiunto. 
Per queste motivazioni gli obiettivi politici-tecnici ovvero la legislazione conseguenziale, non appartiene a tutta la popolazione, proprio perché i vantaggi predominanti e indotti non sono per tutte le classi sociali e ci sarà sempre una predominanza di vantaggio in tutte le norme e nelle azioni-misure di una classe sociale-economica rispetto ad un'altra.
Infatti, le scelte politiche, quali progettualità programmazione e pianificazione di interventi strutturali e infrastrutturali sono sempre o dovrebbero essere sempre, tecnicamente e scientificamente “assistiti con competenza”. 
Basti pensare alla realizzazione di un infrastruttura che di fatto può essere una scelta di comunità, dettata dalla volontà e non sempre dall'utilità essenziale di soddisfacimento di un determinato bisogno primario ma al soddisfacimento di bisogni secondari-terziari e quindi marginali. 

Obiettivi politici tecnicamente assistiti
La realizzazione di un piano che regola le modalità di infrastrutturazione di un territorio, parte dal presupposto che un infrastruttura è indispensabile se soddisfa un bisogno primario, è utile se soddisfa un bisogno, è inutile se non soddisfa nessun bisogno e quindi non “cura” nessuna patologia volendo fare un'analogia con l'ambito medico in cui il non soddisfacimento dei bisogni può provocare una patologia e quindi disagio, infelicità. Quindi, tenendo presente che i bisogni possono variare nel tempo, un intervento utile programmato in un determinato arco temporale può diventare inutile in un altro determinato periodo. Volendo chiarire questi concetti con un esempio, si può fare riferimento agli strumenti di pianificazione e programmazione di governance noti a tutti dove tra la decisione e la realizzazione, l'arco temporale che intercorre è talmente ampio che l'utilità prevista risulta già superata dalla tecnologia dal cambiamento culturale-emozionale al momento della concretizzazione. 
Di conseguenza, uno dei problemi che non permette il rispetto della tempistica e che risulta all'ordine del giorno dei decisori, responsabili dell'attuazione temporale di un bisogno e quindi una progettualità, riguarda l'attingimento delle risorse necessarie per la realizzazione di un'infrastruttura o di un servizio. Infatti, se è vero che i servizi per essere erogati hanno bisogno di risorse e queste provengono dalle tasse/imposte/contributi/-intelletto che i cittadini in funzione delle proprie sostanze intellettuali e reddituali mettono a disposizione della cosa pubblica-privata, è anche vero che queste risorse se non ben spese rappresentano criticità alla macchina che eroga servizi tali, fino a determinarne l'interruzione e quindi la mancanza e/o l'inefficienza. E' questo uno dei punti chiave, che conduce al ricorso ai vari partenariati istituzionalizzati e contrattuali come la finanza di progetto (project financing), la sponsorizzazione, contratti di disponibilità, ecc..a cui si rimanda per approfondimenti. 

Caso infrastrutture e servizi
Il motivare e giustificare ai cittadini, che sono i “veri” committenti, un investimento milionario oggetto di qualunque spesa pubblica e anche privata, è diventato oggetto di quasi tutti i dibattiti politici qualora si basino, come noto, sulla sola variabile distribuzione di risorse e quindi di priorità di spesa. Se attenzioniamo, ad esempio, la realizzazione di una nuova infrastruttura di trasporto, si nota subito che la proposta e la sua evoluzione nasce dal soddisfacimento del bisogno manifestato di muoversi e spostarsi verso poli attrattori, mentre nel caso di un intervento di manutenzione straordinaria, su un'infrastruttura esistente, nasce dal bisogno di rendere più sicuro e veloce lo spostamento nel caso di un'infrastruttura lineare o più funzionale e sicuro nel caso di una struttura puntuale. 
In linea più generale ancora non è chiaro agli studiosi in maniera chiara e precisa, se il bisogno è una fase conseguenziale alla realizzazione dell'infrastruttura o viceversa.
Di contro però ci sono altre variabili da attenzionare, ovvero il progresso tecnologico e la digitalizzazione dei servizi che già, di fatto hanno ridotto il bisogno di muoversi, in quanto telematicamente si riescono a svolgere tantissime funzioni ad esempio, a breve a seguito di prenotazione telematica anche le provviste arriveranno a domicilio. 
Quindi, una volta garantiti i livelli di sicurezza per l'incolumità, l'incremento della velocità di spostamento rappresenta, senza nessun dubbio, una maggiore efficienza del sistema reticolare e puntuale che in quest'ultimo caso è indicato dall'annullamento dei tempi morti per le eventuali intermodalità.
Per tali motivazioni, nel caso delle grandi infrastrutture quali ad esempio, il ponte sullo stretto, probabilmente la scelta basata solo su parametri tecnico-scientifici, sui costi benefici, e quindi sul soddisfacimento di un bisogno, risulta, a parere dello scrivente avere qualche limite difficile da superare. 
Caso diverso è la problematica relativa ai servizi di gestione ordinaria in cui, probabilmente l'obiettivo di ogni cittadino, e quindi obiettivo politico generale, è di fruire e quindi di creare, servizi efficienti, efficaci, e che risultino economici in termini di tariffazione dell'ente gestore. Questo differenziale tra efficiente-efficace ed economico non è irrealizzabile se di fatto si mettono in campo tutti i principi legislativi (direttive, norme, best pratics) che l'argomento ha prodotto e produce negli anni e tra l'altro l'economicità, ambita dai fruitori, è un concetto strettamente correlato alla relativa capacità e disponibilità di spesa. 
Infatti, con riferimento al caso rifiuti e acqua, l'obiettivo della raccolta differenziata se oltre ad essere finalizzato ai principi di sostenibilità, si sposta nella direzione di un rapporto pubblico/privato in cui il rifiuto/risorsa, in un'ottica di circolarità della materia, sia l'elemento primario che rifornisce il produttore o l'imprenditore di un prodotto da immettere nel mercato e quindi generando un miglioramento dell'indotto economico (green economy), ad esempio incrementando il PIL territoriale, si mettono i presupposti per una corretta pianificazione e programmazione con particolare riferimento alla situazione impiantistica nonché alla localizzazione, pensata non necessariamente confinata ad una sola regione territoriale. 

Conclusioni
Con queste riflessioni si è cercato di fornire una lettura sintetica delle problematiche che rallentano il processo decisionale del sistema paese con un'approccio quanto più universale alla problematica. Si è focalizzata l'attenzione su alcune parole chiavi quali utilità, bisogni, risorse. La conclusione a cui tendere, con poca possibilità di smentita, in questo momento storico molto delicato, è l'affermare un principio che descrive la consapevolezza dell'utilità dell'inutilità nel sistema decisionale. Tale principio per dare maggior slancio e motivazione al concetto di lavoro e di espressione di tutte le sue forme e delle attitudini dei talenti migliori, che permetteranno ai territori uno sviluppo sempre più “inutile”, o “utile”. 

Sitografia-bibliografia principale ragionata e di approfondimento

[1] Sicilia una regione allo specchio, Panorama d'Italia 2017. PDF 
[2] Project Financing e partenariato pubblico privato: aspetti normativi e linee guida operative. CNDCEC Anno 2016. PDF
[3] Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Anno 2017. PDF
[4] Guida introduttiva ai principi tributari 2013. Agenzia delle entrate. PDF
[5] Sistemi di valutazione delle politiche pubbliche. GELSO - GEstione Locale per la SOstenibilità ambientale. ISPRA. VAI
[6] Analisi dell'impatto delle scelte ambientali sulle performance delle PMI Italiane. MISE- Punto di contatto nazionale. VAI
[7] Strumenti politici -Agenzia Europea dell'Ambiente VAI
[8] Primo rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia. Anno 2017. PDF
[9] Rapporto del territorio INU 1 e 2. Anno 2016. VAI
[10] Rapporto sullo spreco alimentare. ISPRA. Anno 2017 PDF

Una menzione al discorso di Pericle agli ateniesi nel 461 avanti cristo.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.

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